Dati alla mano, il periodo tra il 2015 e il 2017 è stato il periodo del boom di Airbnb negli Stati Uniti, sia per la semplicità della regolamentazione che c’era, sia per la facilità di poter lavorare ed attrarre turisti e ospiti (nessun riconoscimento degli ospiti, self check-in, ecc.); tutti questi fattori hanno favorito la diffusione a macchia d’olio di annunci in tutto il paese.
Le città più popolari per gli affitti su Airbnb negli Stati Uniti sono New York, Los Angeles, San Francisco, Miami e Chicago. Airbnb offre una vasta gamma di alloggi, dalle case vacanza alle camere private, ai cottage, ai condomini e alle case di lusso.
Tuttavia, l’industria degli affitti a breve termine negli Stati Uniti è stata soggetta a una maggiore regolamentazione negli ultimi anni, anche a causa della crescita di affitti irregolari. Molti governi locali hanno imposto restrizioni sull’affitto di proprietà a breve termine, ad esempio limitando il numero di giorni in cui una proprietà può essere affittata o richiedendo licenze per gli host. Queste restrizioni sono state introdotte per affrontare le preoccupazioni riguardo all’impatto degli affitti a breve termine sulle comunità locali, come l’aumento dei prezzi degli affitti a lungo termine e il disturbo dei vicini.
Nel complesso, Airbnb continua a crescere negli Stati Uniti e rimane una scelta popolare per i viaggiatori alla ricerca di alloggi unici e convenienti. Tuttavia, gli host devono essere consapevoli delle normative locali e assicurarsi di rispettare le leggi e le regolamentazioni applicabili prima di mettere in affitto la loro proprietà su Airbnb.

Nel paragrafo seguente viene fatta una panoramica sulle regolamentazione del settore degli affitti brevi negli Stati Uniti.
Com’è regolato il settore negli USA?
Essendo gli Stati Uniti un paese federale, la situazione non è unica a livello nazionale, ogni singolo stato ha legislazioni peculiari; inoltre, la legislazione riguardante il turismo è compito delle contee (l’equivalente delle province italiane). Un’eccezione è la città di New York, che è composta da cinque contee che fanno capo al sindaco di New York, pertanto hanno la stessa legislazione in campo turistico.
Le restrizioni di legge per gli affitti brevi, diverse da caso a caso, sono essenzialmente nelle grandi città (New York, San Francisco, Seattle, Miami, Atlanta, Washington, ecc…) e nei pochi centri che hanno un tessuto urbano caratteristico da preservare (come Savannah e Charleston). Nel resto degli Stati Uniti gli affitti brevi funzionano ancora molto bene e sono molto remunerativi per gli host; infatti, quelle città o zone che sono interessate maggiormente da un turismo di tipo stagionale non hanno restrizioni come le grandi città, perché vogliono sfruttare il turismo fintanto che c’è.
Un ruolo determinante nella promulgazione di regolamentazioni più stringenti lo hanno rivestito le lobby alberghiere che hanno fatto e stanno tuttora facendo una battaglia ostinata per limitare l’attività degli affitti brevi, anche appellandosi al fatto che buona parte degli annunci che sono stati creati negli ultimi anni non erano per nulla regolari.
La vera regolamentazione di Airbnb è partita da San Francisco, città dove è nata la piattaforma, dove attualmente è possibile affittare interi appartamenti per almeno 30 giorni; questa regola ha rivoluzionato tutto il mercato degli affitti brevi negli Stati Uniti e piano piano altre grandi città statunitensi hanno adottato regolamentazioni simili, imponendo per esempio 90 giorni durante tutto l’anno come limite massimo per poter affittare casa oppure richiedendo il possesso di una licenza (per esempio Miami).
Un esempio lampante della forte stretta a questo business è rappresentato dalla città di New York: causa pandemia, nel 2020 si è verificato un vero e proprio tracollo del numero di annunci pubblicati su Airbnb; inoltre, è stato deciso a livello comunale che:
- non è possibile affittare un intero appartamento per meno di 30 giorni
- è possibile affittare solamente stanze private per meno di 30 giorni ma deve essere l’abitazione principale dell’host;
- non si può avere più di due ospiti paganti contemporaneamente;
- per motivi di sicurezza antincendio le porte interne non possono essere chiuse a chiave.
Nonostante queste regolamentazioni così stringenti, da fine 2021 il settore ha cominciato lentamente a ripartire e il 2022 è stato un anno tutto sommato positivo; tuttavia, l’ultima definitiva stretta è arrivata il 9 gennaio del 2023, giorno in cui il sindaco Eric Adams ha stabilito che ogni annuncio newyorkese su Airbnb deve avere un suo codice di riconoscimento (l’equivalente del CIR, il codice identificativo regionale), altrimenti Airbnb ha l’autorizzazione a togliere l’annuncio dalla piattaforma.

Nel paragrafo seguente sono elencate e dettagliate le principali differenze tra gli host statunitensi e quelli italiani,
Quali sono le principali differenze tra gli host italiani e quelli statunitensi e cosa possiamo imparare da loro?
Una delle principali differenze tra host nostrani e host statunitensi è che quest’ultimi hanno un approccio imprenditoriale al business degli affitti brevi, ossia non si limitano ad avere un appartamento e metterlo sui vari portali per guadagnarci ma cercano anche di massimizzare le entrate provenienti da questo appartamento; pertanto, in media lo statunitense che si approccia a questo settore è più preparato rispetto ad un italiano, avendo già le idee chiare su quello che vuole fare e, talvolta, sfruttando anche importanti eventi (vedi Super Bowl) per poter mettere a reddito il proprio appartamento.
L’host o il futuro host statunitense studia molto prima di gettarsi in questo settore, frequenta corsi riguardanti il mondo di Airbnb e dell’hospitality in generale; pertanto, per non farti trovare impreparato quando ti approcci al mondo degli affitti brevi, può esserti di grande aiuto frequentare uno o più corsi, come il “Corso Completo Booking.com”, il “Corso Airbnb” e il “Corso per PM”.
E’ anche molto frequente il ricorso a servizi quali interior design, per rendere l’appartamento il più bello e godibile possibile da parte dei futuri ospiti.
Un’altra abitudine abbastanza radicata nello statunitense che si avvicina a questo mondo è il fare ricerche di mercato per capire dove investire, tenendo conto anche delle regolamentazioni delle singole contee; pertanto si analizza dove e quando comprare, pensando anche a quali regolamentazioni potrebbero essere introdotte in quella determinata zona.
Un altro aspetto da considerare è che molti host o futuri host statunitensi fanno un acquisto mirato, ossia ad esempio comprano un duplex (doppio appartamento uno sopra l’altro), in uno dei due vanno ad abitare e l’altro lo trasformano in locazione turistica, in modo da potersi pagare il mutuo dell’appartamento di residenza; questo fenomeno è sempre più frequente perché va di pari passo con l’idea dello Smart Working e il lavoro da casa facilita notevolmente la gestione e la pulizia dell’appartamento.
Un grande volano per la diffusione di questo settore è stata ed è tuttora la televisione, anche con programmi su Netflix, in cui si vedono persone che comprano una casa che sta cadendo a pezzi, la ristrutturano e poi la rivendono o la mettono a reddito pubblicando un annuncio su Airbnb.
Riassumendo: negli Stati Uniti negli anni si sono sviluppati modelli di business per aumentare i margini di guadagno, quali ristrutturare per affittare, comprare duplex per affittare un appartamento e ripagare il mutuo, migliorare il livello medio di partenza degli annunci, sfruttare stagionalità ed eventi.
Per approfondire tutti questi temi, puoi guardare il video “Airbnb e USA: Cosa Possiamo Copiare dai migliori del Mondo per Migliorare le nostre Performance?” su Youtube.

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